Come riporta una recente ricerca sul disagio psichicocondotta dalla società Sinopia in collaborazione con il dipartimento di Psicologia dinamica e clinica dell’Università Sapienza di Roma, più del 60% degli italiani sono interessati da ansia e depressione, oltre ad alcuni sintomi fisici come insonnia e mal di testa. Non mancano difficoltà inerenti al lavoro e alle relazioni familiari. La percentuale sale notevolmente se consideriamo i giovani: l’80% dei ragazzi tra i 25 e i 34 anni avverte problemi esistenziali.

Il disagio fisico e quello psicologico coincidono nell’83% dei casi, mentre il 64% delle persone che provano disagio psicologico riconosce quanto esso incida sulla propria vita.
Nonostante una così ampia diffusione del malessere, gli italiani sembrano sottostimare l’inquietudine e oppongono una forte resistenza a prendersene cura. Soltanto il 41% chiede aiuto e chi lo fa tende a interpretare il disagio prettamente in termini fisici, ignorando quelli emotivi e psicologici. Buona parte del malessere psichico si riversa così negli ambulatori di medicina generale ed è sostanzialmente il medico di base che se ne occupa. Psicologi e psicoterapeuti sono consultati appena nel 19% dei casi.
Come mai? Oltre alla difficoltà a esporsi e alla paura dello stigma sociale, legato allo stereotipo secondo cui chi si rivolge dallo psicologo “non è normale”), giocano un importante ruolo l’incapacità di trovare un aiuto necessario e l’inconsapevolezza della relazione tra eventi di vita e malattia. Inoltre, i servizi pubblici di assistenza psicologica appaiono ancora del tutto insufficienti e solo il 36% degli italiani che li ha consultati se ne dichiara soddisfatto.
L’insieme di questi dati evidenzia sempre di più la necessità di incrementare e migliorare l’assistenza psicologica nei servizi socio-sanitari e nei nodi strategici del welfare, anche in virtù della definizione di salute promossa dall’OMS. Al sempre più emergente bisogno di benessere psicologico manifestato dai cittadini, complice anche la crisi economica, sociale e culturale, va fornita una risposta efficace, operativa e valida, capace di rispondere sia a livello di prevenzione che a quello di diagnosi e trattamento. (L. 18.02.1989, n.56: Ordinamento della professione di psicologo, ART. 1)

La bontà di tali indicazioni sembrano essere avvalorate dal successo di alcune recenti sperimentazioni nazionali e internazionali (si veda questo interessante post su Psicologia@Lavoro riguardante un progetto inglese – su cui sono stati stanziati 372 milioni di euro – finalizzato ad offrire trattamenti psicoterapeutici a cittadini con disturbi di tipo depressivo e ansioso), che vedono lo psicologo sempre di più “a portata di mano del cittadino”, come ad esempio con lo psicologo affiancato al medico di base o integrato all’interno delle farmacie (progetto POP- SLOP Scuola lombarda di Psicoterapia).

Che gli inglesi siano all’avanguardia e che facciano sul serio relativamente al benessere psicologico dei propri cittadini lo dimostra anche l’avviamento di un progetto “epocale” nato sulla base di uno studio di economia sanitaria della London School Of Economics: l’intervento di sostegno e consulenza psicologica non solo si rivela più efficace a livello terapeutico ma FA ANCHE RISPARMIARE sulla spesa farmaceutica e diagnostica.

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