Il periodo di campagna elettorale è contrassegnato da promesse impossibili e stramberie varie. Un’ondata di chiacchere che finisce per travolgere anche il cittadino più allergico ai talk e che catalizza tutti i media svuotandoli di contenuti.
Il documento costituisce una preziosa risorsa per tutte quelle persone che vogliono farsi un’idea su come funziona il nostro SSN, soprattutto relativamente ad alcune aree critiche che spesso sono sotto la luce dei riflettori (es. consulenze esterne, corruzione, ecc.).
Personalmente, ho trovato di grande interesse la lettura dei filoni d’indagine legati al campo della salute mentale. Sono innumerevoli le indicazioni emerse, ed è difficile riassumere tutto in poche righe. La conclusione è che esistono molte criticità e che i servizi psichiatrici istituzionali non sembrano godere di buona salute ma potrebbe guarire se solo si avesse il coraggio e la volontà di prendere alcuni importanti provvedimenti.
Proverò ad elencare ciò che mi ha colpito di più, rimandando a chiunque fosse interessato la lettura del testo originale!
L’inchiesta su alcuni aspetti della medicina territoriale, con particolare riguardo al funzionamento dei Servizi pubblici per le tossicodipendenze e dei Dipartimenti di
salute mentale.
La legge 180 costituisce un modello di eccellenza internazionale (anche a detta dell’organizzazione mondiale della Sanità) ma non sempre viene applicata. Sono innumerevoli le lacune, fino a situazioni di forte degrado. L’Italia si contraddistingue per la difformità dei servizi a livello territoriale, con differenze anche sostanziali nelle possibilità di cura.
Al di là delle criticità relative all’orario di apertura dei Centri di Salute Mentale (CSM), dal punto di vista operativo risulta assai esiguo l’intervento territoriale individualizzato ed integrato con il sociale. L’intervento si contraddistingue per essere fortemente di tipo “contenitivo”, privo di valenza riabilitativa e psicosociale.
Secondo la commissione i Servizi psichiatrici di Diagnosi e Cura (SPDC) rimangono per la maggior parte luoghi chiusi e sono ancora largamente diffuse le pratiche di contenzione. Vi è una marcata carenza di interventi riabilitativi e sociali. Le tipologie di prestazioni risultano poco o per nulla declinate sulla necessità della persona, a partire dalla disponibilità dell’ascolto (sic!). Molto della cura è affidata alla psicofarmacologia e la qualità della vita dei ricoverati è spesso limitata ai soli bisogni primari. Mancano inoltre il sostegno integrato con il sociale presso il domicilio e la mediazione familiare in situazione di crisi.
Vi è inoltre una carenza di strutture semi-redisenziali e residenziali per la cura dei disturbi psicopatologici più gravi delle fasce adolescenziali.
La commissione invita pertanto ad intervenire soprattutto a livello preventivo. Gli interventi devono essere più integrati e individualizzati per contenuti e risorse. Va rafforzato l’intervento psicosociale.
Molto interessante appare l’indicazione per i servizi di diagnosi e cura: secondo la commissione, le prestazioni riabilitative psicosociali devono essere obbligatoriamente emesse già in fase acuta, durante la degenza.
L’inchiesta sulle strutture socio-sanitarie per il ricovero e l’assistenza degli anziani.
Secondo la commissione, in molte strutture sono carenti o totalmente assenti le attività sociali, per cui non sono previsti adeguati spazi, così come appaiono scarsi i rapporti con l’esterno.
“Vi è inoltre un scarsa propensione ad assicurare la presenza delle associazioni, che potrebbero non solo svolgere attività di socializzazione e animazione, ma anche un ruolo deterrente nei confronti di eventuali abusi che si possano determinare all’interno delle strutture.”
Un’osservazione mi ha colpito particolarmente…:
“spesso mancano l’assistente sociale e lo psicologo, mentre è molto più presente il medico di medicina generale (almeno una volta la settimana)”
La Relazione sulle condizioni di vita e di cura all’interno degli ospedali psichiatrici giudiziari
“Tra i maggiori risultati raggiunti in questi anni vi è certamente la legge sugli ospedali psichiatrici giudiziari (OPG) che ha consentito di fissare una data limite dopo la quale non sarà più possibile inviare nessuno nelle strutture che abbiamo visitato e di cui abbiamo denunciato il degrado.”
Ignazio Marino
Tale filone di indagine ha sollevato un polverone e ha portato alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. In generale, per quanto riguarda gli aspetti socio-sanitaria si sottolinea come:
“la dotazione numerica del personale sanitario appare carente in tutti gli OPG visitati rispetto alle necessita` clinico-terapeutiche dei pazienti affidati a tali istituti; in particolare le competenze mediche specialistiche appaiono globalmente insufficienti in tutti gli OPG rispetto ai numeri dei pazienti in carico, in relazione alla ne- cessita` di raggiungere sufficienti prestazioni di finalita` riabilitativa per cia- scun degente sulla base di un progetto riabilitativo personalizzato.”
Particolarmente significativo anche questo passaggio:
“attraverso commissioni specialistiche, incaricate dalle ASL compe- tenti, e` necessario dare avvio, al piu` presto e attraverso strumenti clinici validati di assessment, alla rivalutazione sanitaria specialistica dei singoli casi, uno ad uno, finalizzata all’elaborazione di un progetto riabilitativo individuale di recupero psicosociale, dettagliato per tempi, luoghi, tipolo- gie di intervento e obiettivi perseguibili e soggetto a verifiche periodiche di attuazione e avanzamento, cos`ı da agevolare i Dipartimenti di salute mentale di provenienza nell’individuazione delle strutture territoriali psi- chiatriche idonee al rientro di ciascun paziente.
Per approfondire rimando a questa breve rassegna di links sul sito del forumsalutementale.
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Psicologo e Psicoterapeuta. Coniuga l’attività clinica privata con quella specialistica presso Enti socio-sanitari della provincia di Piacenza.